NELLO FRANCESETTI
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NELLO FRANCESETTI


Nello Francesetti nasce a Portoferraio il 18-5-1909.
Frequenta le scuole elementari con buon profitto, ma è costretto ad interrompere gli studi per difficoltà economiche; diventa muratore a Portoferraio, con un intermezzo come operalo all' Ilva.
Dal '43 è assunto dalla Sovrintendenza come custode della Villa dei Mulini dove, nelle vecchie cucine ristrutturate da lui stesso, fissa la sua dimora. Coincide con quegli anni l'incontro con la pittura, favorito e guidato dal maestro Carlo Domenlci.
La casa di Villa dei Mulini diventa il luogo di riunione e confronto di artisti emergenti. Le difficoltà e le durezze della vita non Inaridiscono la sensibilità e la creatività di Nello che, anzi, si cimenta anche con strumenti musicali, suonando, negli anni '50. nell'orchestra sinfonica cittadina, violino, chitarra e contrabbasso.
Nelle sculture In legno consegue premi prestigiosi negli anni '50. Con laica sensibilità allestisce presepi: molto ricordato quello del '56 per Il SS. Sacramento.
Fino al '74 espone In molte personali e collettive con grande favore di pubblico e di critica. Gli ultimi dieci anni della sua vita sono contrassegnati dal progressivo aggravarsi della sua patologia reumatica che colpisce gli arti fino a deformargli le mani e ad immobilizzarlo, causandogli fortissimi dolori. Nonostante ciò continua a dipingere e nell'88, con una personale alla Galleria La Soffitta, una collettiva a Procchio del risorto Gruppo Artisti Elbani, un omaggio del giovani dell'AKAB nei locali del Centro per le Arti visive e figurative prima del restauro, si mostra per l'ultima volta in pubblico. Muore il 14 settembre I993 In Friuli, dalla figlia, a San Giorgio di Nogaro (UD), dove è sepolto.

L'Ammlnistrazione Comunale
ringrazia tutti quantihanno contribuito all' allestimento della mostra


L'Amministrazione Comunale di Portoferraio ha voluto con questa Mostra celebrare due eventi: la scomparsa recente di Nello Francesetti, artista concittadino. e l'Inizio delle attività del Centro delle Arti visive e figurative. intitolato a Telemaco Signorini, al di fuori di ogni ritualita da centenario e inaugurando, speriamo. un nuovo modo di costruire programmi culturali. Cominciare da Francesisti è stato naturale: vuoi per la sua "contemporaneita". vuoi per una doverosa, e sicuramente tardiva valorizzazione di un artista un po'' negletto nella sua città. un artista popolare e di popolo, schivo e riservato, amato da molli, ma con discrezione, quasi con pudore. Le opere in mostra disegnano, finalmente, un pittore vero, totale, inquietante persino: sono la testimonianza concreta, vivissima della sua ricerca, sempre solitaria e talvolta disperata, di verità essenziali.

Quando, nella primavera di due anni fa, con Luciano Regoli salimmo ai Mulini per comunicargli l'intenzione dell'Amministrazione Comunale di inaugurare uno spazio espositivo prestigioso con una sua "antologica". si scherni ma ne fu grandemente soddisfatto.

Magrissimo, il volto scavato, sconfitto dai "dolori" che lo immobilizzavano ci mostrò, con l'orgoglio finalmente liberato, i graffiti della sua gloria: pacchi di ritagli di giornale, scampoli di cataloghi, pile di corrispondenza indurita dal tempo, quasi un fossile della memoria. Salutandomi, dopo un cenno affettuoso e riconoscente al ricordo di mio padre, lui, l'anarchico, mi guardò con severità e sentenziò che il maglione e il jeans di cui ero vestito non erano da assessore.

Una lezione di stile. Questa mostra deve molto a Lucio Boni: l'ha condivisa con passione, sono suoi molti dei quaciri dell'allestimento, ci ha dato preziosissime indicazioni. Sarebbe stato felice di inaugurarla coni noi. La dedichiamo. con affettuosa nostalgia, alla sua memoria. alla sua grande sensibilità di "mercante" attento e intelligente.

Massimo Scelza
Assessore per la Cultura del Comune di Portoferraio


Per me ricordare Nello Francesetti significa ripercorrere buona parte dell'esperienza artistica elbana, nel fertile campo dell'arte figurativa.
Anche Nello, come del resto tutti noi qualche anno prima, fece il suo esordio come pittore nel Gruppo Artisti Elbani: il Gruppo fu anche per lui l'innesco per accendere quella fiarmmella che ciascuno portava dentro.
Parlando di un collega, ma soprattutto di un amico, non e facile essere sereni, non per volontà celebrativa, ma per affetto alla nostra memoria.
C'era un rapporto strano tra me e in Nostro agli inizi della comune esperienza pittorica, per certe incomprensioni sulle correnti artistiche dominanti all'epoca, poi fu tutto chiarito, non con parole, ma con il nostro lavoro. Il Franceselti, che conobbi quando avevo 15- I6 anni, era un uomo austero, credo di umile estradizione, grande lavoratore e bravo in ogni cosa cui si accingesse a metter mano.
Aveva un suo porta mento, una sua dignità, una sua cultura e anche una sua etica: spesso Nello suscitava, se non soggezione, senza dubbio rispetto.
E' stato male utilizzato come dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione quale addetto ai Musei, come pittore credo sia stato sfruttato nella forma più gretta. Nello era un Artista, il più Artista di noi del Gruppo. Pittore, ma soprattutto Artista.
Scelse la pittura come manifestazione estetica del suo pronunciarsi all'esterno, ma poteva fare tutto: dal muratore allo scultore, dal musicista al poeta, forse scelse la pittura perché ritengo fosse la forma espressiva nella quale avrebbe maggiormente profuso il suo impegno di sofferta ricerca.
Non era pittore di scuola Macchiaiola Labronica, passaporto indispensabile per essere accolto nel Gruppo. Lui era il pittore delle cose umili, semplici, delle passioni umane.
Era il pittore che nelle proprie opere esprimeva un'amara verifica del mondo che gli era vicino e delle vicende spesso tristi che raccontava.
Un uomo solo con i suoi pensieri, con un suo Mistero che mai ho chiesto di rivelarmi. quando, ormai stanco su una poltrona, manifestò per me profonda amicizia ed infinito affetto.
E se n'è andato solo, con i Suoi. Non l'ho visto l'ultima volta; ma il suo desiderio era che continuassimo. Il Franceselti fu dunque pittore per scelta.
Artista di nascita.
Nelle sue opere, mentre si legge una cupezza quasi drammatica, che si avvicina a forme Espressioniste, ha sempre denunciato poca predilezione per un certo ordine formale e pulizia cromatica.
Non gradiva distaccarsi da forme a volte non molto definite, dagli aspri toni: i bleu, gli azzurri. i gialli limone e lampeggianti comparse di rossi vivi: i suoi colori preferiti.
Nello aveva un suo iindocile temperamento, la spavalderia dell'onestà, il suo orgoglioso Mistero: non poteva che esprimersi cosi.
Fu l'unico a convivere con i pittori di scuola post Macchiaiola Labronica.
Visse la nostra avventura perchè tra noi esisteva allegria, rispetto, tolleranza per chiunque, esprimendosi liberamente, raccontava con i propri mezzi le sue angosce, gioie, inquietudini.

Giancarlo Castelvecchi
pittore


Da diversi anni a Marina di Campo, nella sala comunale, è esposto un quadro di grande formato, che esalta l'eroismo di un suo figlio morto in una azione di guerra.
Tutti conoscono il nome che è quello di Teseo Tesei.

L'opera, di pura fantasia e di un alto senso drammatico, esalta un'azione di guerra. La colorazione si addice all'atmosfera, ed è cupa e triste. Una dinamicità che sarebbe piaciuta anche ai futuristi. Un vero piccolo capolavoro.

Vorrei aggiungere a questa nota un'altra attività del pittore, che dipingeva per divertirsi e far divertire. Nelle bettole di un tempo, così numerose e pittoresche, l'artista, assiduo frequentatore di queste, aveva decorato sui muri degli interni scene di vita popolaresca.
Tali decorazioni sono quasi tutte andate perdute, a causa dell'umidità o dell'ignoranza e poca sensibilità degli uomini. Fortunatamente una di queste rimane ancora, in una tipica trattoria di Carpani, intitolata "lasciate ogni speranza, da Panino". Chi scrive aveva aggiunto questa piccola virgola.

L'omaggio al talento e alla memoria del pittore da parte del gruppo dei pittori "Artisti all'Elba" che ho l'onore di rappresentare.

Gonni
pittore


Ero alle mie prime prove.
Una mattina mentre dipingevo un piccolo quadro, di una barca sfasciata in secco dietro la Capitaneria, mi sentii osservato.
Mi girai, e vidi un uomo, già anziano ma ben piantato, con un baschetto in testa, che guardava il quadretto in silenzio.
Era magro, con gli occhi incavati, abbronzato e incuteva un certo rispetto sicuramente.
Continuai senza parlare, né io, né lui.
Un'ora dopo entravo nell'osteria di Libertaria, per respirare quell'aria che da lì a poco sarebbe del tutto scomparsa da Portoferraio.
Silenzio.
Mi sedetti, e lui era davanti a me.
Mi guardò con quei suoi occhi gialli penetranti e mi disse: "oh te chi sei?".
Tutti ascoltavano quando parlò lui.
lo non dissi né che ero un pittore in erba, né che venivo da Roma, ma mi usci: "So' il nipote di Cesarino Castells: il Cavallaio!".
Brusio di approvazione nell'osteria.
Poi lui disse: "Libertaria, porta da be'!". E tutti mi fecero festa e diventammo grandi amici.


Luciano Regoli
pittore